Sieni: il mio Manifesto è amore nella prossimità

Il coreografo Virgilio Sieni lancia Manifesto 111, un progetto per rifondare la danza in una visione di geografie emozionali condivise.

 Un ritratto di Sieni. Sotto, due momenti di “Ballo 1945”, Mirafiori, Torino, foto Giorgio Sottile

Il manifesto, in progress, è scritto con i cittadini coinvolti in esperienze di pratiche del corpo condotte da Sieni. Al momento, i firmatari sono 200 tra cui personalità  dei mondi della cultura, dell’arte, dell’urbanistica come Giancarlo Gaeta, Tomaso Montanari, Stefano Boeri.

Abbiamo intervistato il coreografo nell’articolo dal titolo “Le mascherine? Via dalla danza” pubblicato sulla “Lettura/Corriere della Sera” in edicola da domenica 19 aprile 2020.

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La danza al tempo del coronavirus. Una riflessione: Luciana Savignano

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione dell’étoile Luciana Savignano.

“La danza rinascerà come l’Araba Fenice”

Ascolta il messaggio audio

Luciana Savignano                                                     Milano, 16 aprile 2020

 

Sopra, due immagini dell’étoile: la prima (foto Perugini) in “Luminare Minus” di Emanuela Tagliavia,  la seconda in coppia con Jorge Donn, in un passo a due di Maurice Béjart.

 

Camillo Lussana: “Sogno il mondo”

Camillo Lussana, 18 anni, è in attesa di diplomarsi alla Scuola di Ballo della Scala, a conclusione dell’ottavo anno di corso.

In gennaio ha partecipato all’audizione internazionale dell’Accademia Vaganova di San Pietroburgo, in Russia, presentando la variazione del Principe del terzo atto del “Lago dei Cigni” di Nureyev: ha ricevuto 7 proposte di ingaggio da altrattante compagnie internazionali (Eifman Ballet, Balletto di Montecarlo, Royal Swedish, Finnish, Dortmund,  Polish, Yacobson Ballet), e un’altra offerta di lavoro dal Balletto di Monaco di Baviera. Ma vorrebbe entrare alla Scala.

In attesa che riaprano le scuole, abbiamo intervistato il ballerino, originario di San Paolo d’Argon, in provincia di Bergamo, per il “Corriere della Sera” nell’articolo “Un giovane principe pronto a spiccare il volo più grande”, pubblicato il 15 aprile 2020.

  Sopra, alcune immagini di Camillo in sala-prova e in scena nello “Schiaccianoci” di Olivieri allo Strehler di Milano, in coppia con Giulia Castelluccio.

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Eppur si muove (a un metro di distanza). Coreografia per il tempo sospeso: Aterballetto/Tortelli

In tempi di Covid-19, Aterballetto lancia il progetto-pilota “1 meter CLOSER”. Un’opera coreografica collettiva danzata in solitudine nelle case e cooptata a distanza da Diego Tortelli, coreografo residente della compagnia di Reggio Emilia.

Ne scriviamo diffusamente nell’articolo in anteprima “Coreografia a distanza. La danza si reinventa”, pubblicato dalla Lettura/Corriere della sera in edicola da domenica 12 aprile 2020. Con interviste al direttore generale della Fondazione nazionale della Danza /Aterballetto Gigi Cristoforetti e al coreografo Diego Tortelli.

  Sopra, tre fotogrammi del video “1 meter CLOSER” con i danzatori Grace Lyell, Philippe Kratz, Clemente Haenen.

GUARDA IL TRAILER SUL SITO DELLA LETTURA https://video.corriere.it/cultura/la-lettura/1-meter-closer-danza-collettiva-ma-distanza/7299b6cc-7be0-11ea-8e38-cc2efdc210dd  

Videocreazione coreografica in quarantena Prima (video)rappresentazione: 29 aprile 2020 – International Dance Day – RAI 5

Coreografia: danzatori in collaborazione con Diego Tortelli Video making: danzatori in collaborazione con Valeria Civardi Regia: Valeria Civardi e Diego Tortelli Musica / composizione originale: Federico Bigonzetti Voce e testi: Emily Denton

Danzatori: Saul Daniele Ardillo, Damiano Artale, Estelle Bovay, Hektor Budlla, Martina Forioso, Clément Haenen, Arianna Kob, Philippe Kratz, Ina Lesnakowski, Grace Lyell, Ivana Mastroviti, Giulio Pighini, Roberto Tedesco, Hélias Tur – Dorvault, Serena Vinzio

Ideazione di Gigi Cristoforetti. Coordinamento artistico Sveva Berti.

 Un ritratto di Diego Tortelli (foto Rosellina Garbo)

 

La danza al tempo del coronavirus. Una riflessione: Daniele Cipriani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione di Daniele Cipriani, produttore e impresario di danza. 

“The show must go on”

“Nessuno sa, meglio delle persone del mondo dello spettacolo e della danza , che nonostante tutto, the show must go on… con particolare senso dell’umorismo specialmente quando, come adesso, non c’è nessuno spettacolo!

Sfortunatamente, mentre nel nostro lavoro siamo soliti appuntarci nelle nostre agende spettacoli in giorni specifici e recite in momenti specifici, in questa occasione nessuno può prevedere con esattezza quando l’emergenza finirà. Ma sicuramente finirà.

Personalmente, ho utilizzato queste settimane in cui uscire non è un’opzione, per guardarmi dentro e riflettere. Quello su cui dobbiamo focalizzarci adesso sono le idee, idee sull’arte e sulla bellezza. Così che una volta che questa emergenza sarà finita, queste possano essere i nostri punti di partenza.

Immaginiamoci di essere alla fine del primo atto della “Bella Addormentata”: tutti sono andati a dormire, ma il balletto non è finito, al contrario è appena iniziato. Siamo in attesa che tutto si risvegli nel secondo atto, dopo il quale arriva il tripudio del terzo atto. Adesso siamo come semi che dormono sotto terra, in attesa del momento in cui potremo spuntare e fiorire con la grande energia con cui Stravinsky e Nijinsky resero immortale la “Sagra della Primavera”.”

Daniele Cipriani               Roma, 11 aprile 2020

Sopra, un ritratto del produttore e una scena della “Bella Addormentata” di Jean-Guillaume Bart, Balletto dell’Opera di Roma

Sergei Polunin: il futuro è nelle nostre mani

Sergei Polunin è diventato papà. Il ballerino ucraino, ex più giovane principal del Royal Ballet, ha avuto un figlio, Mir, dalla pattinatrice russa Elena Ilinykh.

Abbiamo parlato con lui del suo nuovo approccio alla vita, in una contingenza drammatica per il mondo intero. Leggi l’intervista esclusiva pubblicata sul Corriere della Sera/ Spettacoli  il 29 marzo 2020 https://www.corriere.it/spettacoli/20_marzo_28/polunin-basta-scandali-98cb7ba0-710e-11ea-a7a2-3889c819a91b.shtml  

 

 Accanto, il post pubblicato dalla star ucraina il 29 marzo 2020 sul suo profilo Instagram in sostegno dell’Italia.

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La danza al tempo del coronavirus. Una riflessione: Roberto Zappalà

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la riflessione del coreografo Roberto Zappalà.

“Un sistema ancora troppo disarmonico”

Ai cari colleghi coreografi e artisti, ai programmatori o più in generale agli operatori del settore, ma anche a chi segue la danza solo per passione, in questo momento così difficile, sento necessario il bisogno di comunicare con tutti voi per iniziare, quantomeno nelle intenzioni, un dialogo volto ad una collaborazione che possa mettere al centro l’armonia del sistema.

Con assoluta umiltà ho provato spesso ad osservare il nostro mondo/danza con distacco e mi è sempre apparso soprattutto come un luogo del commercio dove la “gente” confluisce ma rimane solo consumatrice e “consumata” e quindi autoreferenziale. Quando dico gente non intendo il pubblico ma il “sistema” che in mancanza di comunicazione tra le parti ha definito dei percorsi spesso legati a logiche troppo egoistiche. Credo così indispensabile, specie in questo momento storico, riflettere e trovare insieme delle soluzioni che possano andare a vantaggio di tutti. La riflessione che io propongo di approfondire è innanzitutto legata all’etica e al comportamento di ognuno di noi. Ciò che credo manchi è quell’armonia che dovremmo cercare di costruire attraverso lo sviluppo di un centro, di una direzione e quindi di una prospettiva. Alcuni importanti filosofi, ma anch’io nel mio piccolo, sostengono che l’armonia è parte integrante della natura che ha le sue origini nella vita, vita che non esisterebbe  senza che tutti gli elementi che la compongono si fossero armonizzati nel tempo. Così come esiste l’armonia esiste anche il suo opposto ed è di questo che il nostro settore si è nutrito in questi ultimi decenni, nutrimento che ha portato spesso ad una parziale rottura del sistema stesso.

Dobbiamo fare di tutto per non permettere che la disarmonia continui nel nostro mondo dorato, dorato perché per lo più è composto dalla bellezza che è parte della dinamica dell’armonia. Gli artisti hanno la sensibilità e credo anche il dovere per far sì che tutto ciò non continui, e hanno tutte le carte in regola per essere attivi e contribuire con forza  a una più sana rinascita.

Più volte si sente dire dai media mondiali che solo insieme si potrà uscire più velocemente da questa situazione ed io aggiungerei in modo più indolore possibile. Tutto ciò andrebbe applicato anche al nostro settore e per poterlo applicare credo sia auspicabile abbandonare tutti gli egoismi, gli atteggiamenti egocentrici, il provincialismo e molto spesso anche l’esterofilia, che tengo a sottolineare per evitare ogni possibile equivoco, per me non vuol dire “Italia first” ma una più intelligente programmazione anche a fronte di un momento di difficoltà che sia chi produce che chi ospita sta subendo. L’armonia di sistema potrebbe essere una delle condizioni idonee per un aiuto reciproco che senza troppe complicazioni ma solo con un po di volontà possiamo mettere in campo. E’ ovvio che tutto ciò si deve svolgere nell’assoluta discrezionalità delle scelte, scelte che però dovranno tener conto di ciò che ho precedentemente sottolineato.

Non ho ovviamente delle soluzioni ma vorrei porre l’attenzione verso l’”incontro”, l’auspicio potrebbe essere che il Ministero, appena possibile, creasse  un tavolo di confronto tra i responsabili del settore produttivo (compagnie) e quello dell’ospitalità (festival, circuiti, rassegne, stagioni) affinché ci si possa  focalizzare verso una direzione di intenti comune. Credo che il Ministero debba e possa avere un ruolo determinante affinché ciò avvenga.

Noi in quanto centro nazionale di produzione della danza – e non essendomi confrontato con i direttori degli altri centri parlo solo per noi – essendo coinvolti nei due ambiti quello produttivo e quello dell’ospitalità siamo particolarmente sensibili e doppiamente preoccupati, saremo quindi ben disponibili a qualsiasi colloquio per costruire un nuovo modo di pensare le nostre attività sempre più attente alla collaborazione.

Ricominciare non sarà facile ma questa potrebbe essere l’occasione per riscrivere nuovi criteri e ricominciare a crescere tutti insieme.

Roberto Zappalà        Catania, 29 marzo 2020

Sopra, un ritratto del coreografo e un momento delle sue “Invenzioni a tre voci”

 

Ferri è Duse secondo Neumeier

Debutto internazione per “Duse”, il balletto creato da John Neumeier per Alessandra Ferri. Dopo l’esordio ad Amburgo nel 2015, lo spettacolo arriva alla Fenice di Venezia dal 5 al 9 febbraio 2020.

Abbiamo intervistato la Ferri nell’articolo “La mia danza senza pudori”, pubblicato sul Corriere della Sera/Spettacoli del 29 gennaio 2020.

Leggi l’intervista pubblicata sul sito del Corriere https://www.corriere.it/spettacoli/20_gennaio_28/alessandra-ferri-scena-riscopro-passioni-travolgenti-eleonora-duse-2478e422-41fc-11ea-a986-8b98b73aaf06.shtml     

 Nelle foto, tre momenti dello spettacolo (foto Kiran West). Sotto, un ritratto di John Neumeier (K.West)

John Neumeier

 

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La danza è moda. Cronaca di un amore

Balletto & moda: un connubio indissolubile. Dai leggendari costumi in jersey disegnati da Coco Chanel nel 1924 per “Le Train Bleu” dei Balletti Russi di Diaghilev, fino ai bozzetti di Roberto Capucci per il gala “Les étoiles”, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 24, 25 e 26 gennaio.

 Al tema è dedicata la mostra “Couturiers de la danse de Chanel à Versace”, aperta fino al 3 marzo al Centre National  du Costume de scène di Moulins, in Francia: qui la locandina dell’esposizione e un costume di Lagerfeld per “Le Jeune Homme”.

Raccontiamo l’entusiasmante collaborazione tra due mondi distanti ma affini nel lungo articolo “Se la moda veste la danza”, pubblicato da IoDonna il 18 gennaio 2020. Leggi https://www.iodonna.it/moda/news/2020/01/19/quando-moda-e-balletto-si-incontrano-i-costumi-di-scena-disegnati-dai-grandi-stilisti/

 Eleonora Abbagnato e Friedmann Vogel vestiti da Dior, foto J. Benhamou,

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